No Man's Sky: lo spazio è vuoto


Non appena ho appreso dell’esistenza di No Man’s Sky sono stato subito attratto dalla possibilità di giocare in modo libero ad un videogame, senza essere legato necessariamente ad una trama, lontano anni luce dalle meccaniche classiche e a volte ripetitive di tanti videogiochi.
Le immagini mostrate durante l’E3 del 2014 poi hanno fatto sbavare chiunque, con quegli scenari alieni dai colori sgargianti e pieni di forme di vita affascinanti (compresi alcuni mastodontici pseudo dinosauri)… tutta triste, tristissima “fuffa spaziale”.


Una volta iniziato il gioco avendone selezionato la modalità (in questo caso ho optato per quella standard) ci ritroveremo a vagare senza nessuna indicazione in un pianeta sperduto nell’universo, costretti ad estrarre minerali utili per la costruzioni dei pezzi necessari a riparare la nostra astronave. Una volta ripristinata la funzionalità del nostro veicolo potremmo intraprendere il viaggio alla scoperta un universo che comprende più di 18 trilioni di pianeti, ognuno con una flora e una fauna specifica. Il colpo di genio di No Man’s Sky sta proprio nel sistema “procedurale” che crea i pianeti e tutte le forme di vita in esso presenti, partendo dalla elaborazione di complesse formule matematiche che generano i poligoni “al momento” senza la necessità di immagazzinare le informazioni nel supporto ottico. Da ciò ne deriva che tutto in No Man’s Sky è generato in modo “casuale” traducendosi generalmente, quindi tranne in alcuni casi, in una generale “piattezza” dei paesaggi ma soprattutto nella presenza di forme di vita animali dagli aspetti molto spesso ridicoli, con assemblaggi di parti anatomiche degne del miglior dottor Frankenstein, in ogni caso ben lontane dalle forme eleganti viste nel trailer.

Questa è una delle forme di vita meglio riuscite
Durante l'esplorazione dei pianeti potremmo trovare strutture abbandonate in cui reperire informazioni, visitare luoghi di interazioni tra specie aliene più evolute con cui effettuare scambi o compravendita di beni o scovare antiche costruzioni in cui risiedono misteriosi manufatti che ci aiuteranno a comprendere le lingue aliene. Inoltre durante gli spostamenti tra un pianeta e l'altro, potremmo visitare stazioni spaziali e navi cargo o ingaggiare combattimenti con pirati interplanetari in sanguinosi combattimenti tra gli asteroidi.

Un alieno di plastica
Sembrerebbe che le cose da fare non manchino, ma pur essendo un gioco incredibilmente vasto (in termini di estensione) il problema di No Man’s Sky risiede nella spiacevole sensazione di “déjà vu” (al quale aggiungerei un “déjà fait”) che si presenta dopo poche ore di gioco. La presenza di tre (solamente) specie di alieni senzienti con la quale potremo interagire, peraltro in modo davvero molto limitato, e l'introduzione di una trama legata alla raccolta di informazioni da inviare all'Atlante, non contribuisce al miglioramento del gameplay. Sicuramente alcune scelte stilistiche tipicamente sci-fi è possono risultare molto intrigante e la colonna sonora contribuisce a garantire un atmosfera degna del genere, ma purtroppo non bastano queste qualità a farne un gioco decente. Pur lodando l'idea di base, giocando in No Man's Sky si insidia piano piano la terribile frustrazione di dover rifare nuovamente la stessa cosa, visitare luoghi pressoché simili (le basi stellari per esempio sono identiche le une dalle altre) e il gioco si riduce nel reperire materiali da usare per il sostentamento del personaggio, il potenziamento della navicella spaziale o la vendita.


Una piccola speranza arriva però dai sostanziosi update che la Hello Games continua a rilasciare con cadenza abbastanza regolare, questi potrebbero aggiungere nuovi obiettivi, una reale interazione con i giocatori on line, nuove specie aliene, trasformando finalmente No Man's Sky in un esperienza completa e unica.

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